Il coinvolgimento dei genitori nello sport dei figli è un tema molto sentito e ricorrente nelle Società Sportive.
In particolare, è spesso condivisa l’idea di genitori che interferiscono nell’attività sportiva e condizionano o mettono pressione sui figli. Per questo, molti allenatori trovano difficoltà nella relazione con i genitori dei propri atleti; si domandano come poter “gestire” l’incontro con loro o quanto sia necessario renderli partecipi.
D’altra parte, alcuni genitori prendono parte alla vita sportiva dei più giovani col desiderio, più o meno consapevole, del successo e della fama dei figli, perdendo di vista l’importante ruolo educativo che come adulti ricoprono.
Ma qual è il ruolo del genitore nel contesto sportivo giovanile?
Allenatori e Genitori, a ognuno il proprio ruolo
Innanzitutto occorre far chiarezza sulla distinzione di ruoli relativi alle competenze, evidenziando che in questo contesto gli allenatori sono gli esperti (o formatori sportivi) e i genitori sono i sostenitori e tifosi.
La collaborazione tra le due parti è possibile laddove ci sia rispetto delle reciproche funzioni e condivisione delle regole della Società Sportiva.
Solo attraverso un’alleanza educativa tra le figure adulte coinvolte, i giovani atleti potranno vivere al meglio il proprio percorso sportivo.
La responsabilità del genitore e dell’allenatore, consiste nel condividere la propria funzione educativa, guardando a ciò che realmente serve ad ogni bambino o ragazzo per crescere come persona e come atleta.
Il genitore dello “sportivo”
Spesso capita di identificarsi nei propri figli e a volte considerarli come un prolungamento di sé. Invece, è fondamentale distinguere e separare bene i propri desideri e le proprie attese di genitore, rispetto a ciò che il figlio, o la figlia, può fare e vuole fare in ambito sportivo. Questo per favorire l’autonomia e l’auto-realizzazione dei ragazzi, liberi di vivere lo sport senza condizionamenti esterni.
Essere genitore di sportivi significa aver fiducia nelle capacità dei propri figli, incoraggiarli nei momenti di difficoltà, esultare quando vincono e sostenerli quando perdono.
Non confondiamo il desiderio del figlio campione, che carica di pressioni il giovane atleta, con la passione per lo sport: condividere insieme le gioie e i dolori dell’attività sportiva è segno di partecipazione e coinvolgimento e arricchisce la relazione con loro.
È importante esser consapevoli delle proprie emozioni a bordo campo o sugli spalti, poiché il modo di reagire o comportarsi è sempre d’esempio per i bambini e i ragazzi che osservano e imitano gli adulti di riferimento.
Obiettivo comune: il benessere dei giovani atleti
Spesso nel contesto sportivo si pensa solo a vincere, mentre è necessario che genitori e allenatori insegnino già ai più piccoli il valore della sconfitta.
Anche perdere fa parte della vita e saper perdere significa imparare a gestire la frustrazione che ne comporta, e inoltre, permette al giovane atleta di tenere alta la autostima e di affrontare con un atteggiamento sereno i fallimenti futuri.
Lo sport giovanile va oltre la vittoria e la sconfitta, ciò che conta è il benessere dei bambini e dei ragazzi, affinché possano vivere la propria disciplina sportiva come un’esperienza positiva e formativa per la loro crescita.
fonti: Prunelli, V.; Materangelis, A. et al. (2011) La psicologia dello sport dei bambini. Edizioni Kappa
Autrice dell'articolo: Dottoressa Psicologa Benedetta Roti
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